La famiglia è una squadra e il leader non è il capo che detta le regole, ma colui che guida condividendole con gli altri membri della famiglia.
Sono da sempre convinta che in famiglia, più di qualunque regola imposta, valga l’esempio.
Credo che con i figli non sia necessario dettare tante regole e che un limite di tolleranza sia perlopiù accettabile o quantomeno discutibile. Credo anche che ancor più delle regole valga la nostra stessa condotta, sia con loro che col mondo esterno.
I bambini sono molto sensibili all’ipocrisia e, crescendo, si rendono conto se un genitore non è, o non è stato, coerente con ciò che sostiene essere giusto.
Due esempi banali, ma comuni:
Se io, genitore, sono un automobilista nervoso che impreca contro la guida scorretta e poi sono il primo a guidare in modo aggressivo senza rispettare le regole della strada, il bambino alla lunga penserà che le regole e le coerenza non sono poi così importanti.
Se io, genitore, dico al bambino che deve essere gentile con le persone, salutare e ascoltare, ma poi rientro a casa col muso, non saluto e non ascolto il coniuge e i figli, perché il mio primo pensiero è di farmi la doccia, mangiare e rilassarmi, ecco che il bambino coglie l’incongruenza, si rattrista, si confonde e pian piano si adegua.
Niente di più di triste e di più sbagliato per la sua educazione, la sua autostima e la sua felicità.
L’educazione, l’affetto, il rispetto e la fiducia si imparano in base all’esperienza e sono ciò che di più importante ci sia tra genitori e figli, così come nella relazione di coppia e tra esseri umani.
Credo perciò che sia fondamentale comportarsi soprattutto con coerenza e stabilire dentro di noi – anche a seconda del carattere e della sensibilità dei figli – dei confini oltre i quali i comportamenti non siano accettabili. In questi casi ho sempre fermato sul nascere e senza indugio un atteggiamento che ritengo sbagliato.
Sbagliare può capitare a tutti, ma anche quello fa parte del percorso di crescita (a qualunque età) da cui ripartire portandone l’esperienza e l’insegnamento.
La questione su cui ritengo bisogna porre tutte le nostre attenzioni nel crescere un figlio, non sono tanto quali e quante regole imporre, ma che siano ragionevoli, autorevoli ma non autoritarie, semplici e condivisibili.
Ricordiamoci che, nel bene e nel male, il bambino si adatta alle nostre regole (almeno fino all’età della ribellione) ed essendo che, per un bel po’ saranno le uniche regole familiari che conosce, per lui saranno giuste e indiscutibili.
Perciò concentriamoci su come ci poniamo nei confronti di nostro figlio e se sbaglia ricordiamoci sempre di non giudicarlo come bambino, ma parlare della sua azione in quel momento, con empatia e apertura mentale.
Un errore non è un fallimento, ma uno spunto di riflessione, come un’azione stupida non significa esserlo.
Siamo stati bambini e ragazzi anche noi, ricordarcelo ci aiuta ad essere empatici e assertivi.
Alcune regole le possiamo fare insieme, discuterne e modificarle se non funzionano.
La famiglia è un team, il che non significa che non ci sia un leader, ma che noi, giocando in squadra, vinciamo o perdiamo tutti!